Ad un mese di distanza dalla presentazione del Cybertruck, la giornata del 23 dicembre sembra essere positiva per Tesla, che sale ai massimi storici superando i 400 $. Ed Elon Musk non si lascia certamente sfuggire l’occasione di twittare subito dopo che il prezzo del titolo supera i 420 $.

 

Infatti, da sempre, il numero 420 è associato al consumo della marijuana nella cultura americana, consumo che, da parte del CEO della Tesla è anche avvenuto inaspettatamente nel corso di una sua intervista tenutasi in California con il comico Joe Rogan nel mese di settembre del 2018. Dichiara di non essere un consumatore abituale della sostanza, ma di certo non ha potuto evitare di scherzare su twitter scrivendo: “Whoa … the stock is so high lol”, considerando che high significa sia “alto” che “sballato” nello slang americano.

Ma dietro questa battuta non c’è solo il desiderio di far ridere i followers, ma fa anche ricordare i problemi che ci sono stati in seguito alla pubblicazione di un suo precedente tweet, del 7 agosto 2018, nel quale esprime di aver preso in considerazione l’idea di rendere privata Tesla una volta raggiunto il prezzo di 420$, ma con la speranza che tutti gli investitori del momento decidessero di non vendere le azioni e di rimanere con Tesla anche nel caso in cui si ritirasse dalla Borsa. Addirittura, nei commenti suggeriva agli shareholders due alternative: o di vendere a 420 o di mantenere la proprietà del titolo “and go private”. Quel giorno il titolo costava circa 368$.

 

Tra le motivazioni alla base di tale presa di posizione c’è soprattutto quella per cui le società quotate hanno l’obbligo di presentare i risultati trimestrali, il che naturalmente genera forti pressioni sui dirigenti costringendoli a prendere più decisioni di breve che di lungo periodo, che considerando il genere di business di Tesla, non sembra rivelarsi la migliore strategia.

Non c’è bisogno di essere Trump per suscitare scalpore e confusione in Borsa tramite il social network, di fatti, subito dopo il titolo era salito dell’11 % per poi iniziare la discesa.Ma a suscitare molto scalpore è stato appunto quel “funding secured”, informazione contestata dalla SEC (la Securities and Exchange Commission, che è l’ente statunitense federale posto a vigilanza del funzionamento della borsa, simile alla nostra CONSOB). Questa informazione è stata giudicata “falsa e fuorviante” in quanto farebbe credere di avere già i finanziamenti assicurati per raggiungere tale prezzo e che mancherebbe solo il voto degli shareholder affinchè si potesse realizzare tale desiderio.

Il successivo trading frenetico ha spinto in alto il prezzo obbligando persino Nasdaq ad arrestare il trading per 90 minuti e Tesla ha chiuso a 379,57$ quel giorno. Ma in realtà le dichiarazioni di Musk erano basate su assunzioni completamente infondate sia quanto riguarda i finanziamenti, che la stabilità del prezzo che le potenzialità di crescita.

 

Nonostante Musk abbia provato a spiegare che “Funding secured” non ha un significato universale e che in realtà avrebbe voluto intendere che i fondi non sarebbero stati un ostacolo se avessero voluto procedere al cambiamento, e che non sarebbe stata un’informazione falsa con “il senno di poi”, il tweet è stato considerato un atto di frode e lui ha dovuto procedere ad accordarsi con la SEC. Lo scherzetto gli è costato le dimissioni per tre anni dalla carica di presidente di Tesla, pur mantenendo quella di CEO, ed il pagamento di una multa da 20 milioni di dollari sia a suo capo che a capo della società per via del danno subito dagli investitori e dalla Borsa.

Nonostante i disagi durati più di un anno, ora sembra che le previsioni di vendita per Tesla siano ottime ed, in particolare, l’analista Dan Ives sostiene che se si osserva la sorprendente domanda Europea assieme alla costruzione della nuova fabbrica in Cina sembra che la produzione dovrebbe accelerare le vendite e che il cambiamento di rotta del prezzo del titolo sia “reale”, ipotizzando anche uno scenario in cui il prezzo del titolo superi i 600$.

Non resta solo che stare a vedere e sperare che Musk non sconvolga nuovamente i mercati su twitter, nonostante si parli sempre di “Musk Premium” (al rischio).

Source:Data provided by FactSet

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