Nei prossimi anni il settore della Gestione Patrimoniale andrà incontro a dei nuovi cambiamenti, influenzati da nuove dinamiche di mercato, nuove tecnologie e una concorrenza in forte mutamento. Il settore del Private Banking resta competitivo, anche in Europa, dove gli AssetsUnderManagement nel 2020 ammontavano a €25.2Tln, un aumento del 5% in un solo anno. I profitti, poi, rimangono bassi e si profila il sentimento di una “corsa al ribasso “per quanto riguarda le commissioni, in cui giocano un ruolo fondamentale la digitalizzazione e il passive investing .

Alcuni dei trend in corso e che, in futuro, impatteranno ancora di più il Private Banking sono i seguenti: l’ascesa delle aziende di tipo fintech (aziende, solitamente startup, che offrono servizi finanziari attraverso nuove tecnologie), dell’AI e dei RoboAdvisor, delle piattaforme di trading online, e il trasferimento di ricchezza ereditaria ai Millennials, più propensi ad affidarsi a strumenti digitali.
Una delle sfide più grandi nel mondo del Private Banking è la concorrenza con le aziende Fintech: in effetti da quando sono entrate nel mercato 5/10 anni fa, si è creato attrito con le istituzioni finanziarie tradizionali, le quali avevano accumulato ritardo nell’adozione della tecnologia e nella digitalizzazione dei servizi.

Recentemente, tuttavia, tra banche tradizionali e Fintech si è passati da un approccio concorrenziale ad uno di tipo collaborativo-competitivo: sia le banche che le fintech vedono vantaggi competitivi che l’una può offrire all’altra. Da un lato le banche hanno capitali da investire in tecnologia, nonché fiducia, brand name e legacy, dall’altra le Fintech hanno le tecnologie più all’avanguardia e godono di buona reputazione da parte delle nuove generazioni, soprattutto i player più affermati come Moneyfarm e Wealthfront .

Al momento le maggiori collaborazioni sono avvenute nell’ambito del Retail banking, tuttavia non vi è dubbio che anche il settore “Private”, tradizionalmente più conservatore, sarà coinvolto dal cambio di paradigma determinato dell’evoluzione tecnologica. Rappresentano un trend interessanti le “superapp” cinesi, ovvero applicazioni, come Weibo e WeChat che, negli anni , hanno trasformato la Cina in un paese “cashless”. Tra le funzioni di queste app non figurano solo messaggistica istantanea e digital wallets ma un vero e proprio ecosistema di servizi finanziari: dal P2P (Peer to Peer) al Wealth Management, quest’ultimo servizio risulta tuttavia inadatto per una clientela più sofisticata.

Questo modello potrebbe prendere piede anche in Europa, infatti PayPal ha annunciato, con il lancio di una nuova superApp, di voler entrare nell’investment space e di competere con piattaforme come Etoro e Robinhood , così come la costituzione di un servizio che include la possibilità di acquistare e depositare il denaro sotto forma di Criptovalute. Il passo verso il Private Banking e servizi di gestione del portafoglio completamente automatizzati è breve.

La strategia chiave degli ultimi anni può essere riassunta con la frase “go digital or go home”, in questo ambito il Private Banking è stato più lento rispetto ad altre aree come il Trading o Retail Banking nell’adozione delle nuove tecnologie, da una parte per lo scetticismo verso queste, dall’altra per il timore di vedere la propria attività svalutarsi.

La tecnologia può, in realtà ,aumentare la profittabilità del settore: da una parte ci sono i roboadvisor che permettono alle istituzioni finanziarie di servire quella fascia di popolazione dotata di capitale poco cospicuo e che fino ad ora non è mai stato economicamente vantaggioso servire , dall’altra ci sono i cosiddetti “Robo4Advisor” , cioè robot che utilizzano algoritmi e strumenti di data analysis per aiutare i consulenti finanziari a rendere più efficiente la costruzione di portafogli , abbattendo i costi e aumentando la produttività .

I Roboadvisor possono quindi ridurre i costi e rendere il servizio sia più efficace nel produrre Alfa che aumentare ricavi e AssetsUnderManagement, servendo anche clientela con bassi capitali.

Dunque, quali sono le prospettive per il settore della Gestione Patrimoniale?
Nei prossimi anni assisteremo ad una spaccatura tra segmenti di mercato: quello sofisticato, che continuerà ad essere servito dalle istituzioni finanziarie dotate di legacy e che offrono un servizio fortemente personalizzato, ed il segmento “mass” che diverrà sempre più automatizzato, con una competizione che spinge al ribasso sulle commissioni . Si prevede elevata selezione: ci saranno pochi player che domineranno il mercato mentre la gran parte delle istituzioni non potranno sostenere la concorrenza.

Che spazio avranno gli esseri umani? Le nuove tecnologie renderanno certamente più profittevole ed efficiente la costituzione di portafogli azionari, ma spetterà comunque all’uomo adeguare la strategia d’investimento a seconda del cliente.Serve che si istruisca il cliente, capito che l’individuo sia spinto dall’ irrazionalità nelle proprie scelte d’investimento, di conseguenza, non può solo essergli prescritta una formula standard ma va accompagnato, guidato, educato alla finanza in modo da poter prendere scelte più coscienziose ,anche autonomamente.

I consulenti non saranno solo degli intermediari ma veri e propri “Financial coaches”; da questo punto di vista i recenti progressi nel campo della finanza comportamentale daranno frutti rilevanti.
Serve passare da un servizio “product centered”, nel quale un consulente mira principalmente a vendere un determinato prodotto ,ad uno “client centered”, per il quale il consulente dovrà essere disposto ad ascoltare, pianificare e rispondere adeguatamente alle esigenze del cliente, sia di carattere prettamente finanziario che di carattere individuale.

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