Shadow Banking System

 

L’espressione “mercato ombra” evoca immagini di accordi commerciali illegali o comunque loschi ma non tutti i mercati ombra sono di natura nefasta. Un robusto sistema bancario “ombra” fornisce servizi simili a quelli delle banche tradizionali, ma con il vantaggio aggiuntivo di creare convenienza nei servizi e ridurre incombenze superflue. Tali istituzioni possono includere hedge fund, compagnie di assicurazione e fondi di private equity.

La rapida crescita del sistema finanziario dalla metà degli anni ’80 ha cambiato la natura dell’intermediazione finanziaria. All’interno del sistema, infatti, gli intermediari finanziari diversi dalle banche, hanno svolto un ruolo critico, specialmente nel periodo precedente la crisi finanziaria. Il fenomeno è chiamato Shadow Banking, ossia quel complesso di istituzioni ed intermediari finanziari che eroga servizi bancari senza essere soggetto alla relativa regolamentazione, in quanto al di fuori del perimetro di applicazione delle norme ad essa inerenti.

La crisi finanziaria del 2007/2008 ha determinato, in prima istanza, una presa di coscienza a livello mondiale dei cambiamenti intervenuti nella struttura del sistema finanziaro oltre ad un ripensamento sia dell’assetto regolamentare generale del sistema, sia della politica macro-prudenziale. In questo contesto, un ruolo decisivo è stato proprio quello dello Shadow Banking System[1]; l’espansione di questo sistema fu dovuto in larga parte alla decisione assunta da diverse banche, negli anni precedenti alla crisi, di “esternalizzare” alcune delle loro attività caratterizzate oltre che da elevati margini di interesse anche da un forte profilo di rischio: trasformazione delle scadenze e della liquidità ma anche l’utilizzo della leva finanziaria in strumenti derivati.

Nel dicembre 2010 il Financial Stability Board decise di costituire una task force che avesse come priorità quella di raccogliere i dati sul fenomeno in questione. Secondo quanto originariamente rilevato, nel sistema descritto operavano diverse tipologie di intermediari: fondi comuni monetari, società di private equity, hedge funds, imprese di assicurazione e società controllate da istituzioni finanziarie e bancarie come SPV (Special Purpose Vehicle) e SIV (Structured Investment Vehicle). Si tratta di una realtà che ha conosciuto una crescita sostenuta, passando da 26 mila miliardi di dollari – valore delle transazioni complessivamente realizzate – nel 2002 a quasi 67 mila miliardi di dollari nel 2011, pari al 111% del PIL mondiale e a circa la metà degli asset dell’intero sistema bancario.

Nell’ottobre del 2018 il Financial Stability Board ha definito il fenomeno dello Shadow Banking: “Intermediazione Finanziaria non Bancaria”. Oggigiorno, dunque, lo Shadow Banking e il sistema bancario sono molto connessi tra di loro. L’interconnessione ha così creato interdipendenze ma anche vulnerabilità, rendendo il sistema finanziario più esposto a rischi sistemici. Per rischio sistemico si intende il default dell’intero sistema finanziario. Il rischio, reso possibile da forti interconnessioni fra società, è tale che crisi di singole entità o il collasso di un singolo settore possa causare fallimenti a catena. In particolare, ciò che incide è sicuramente il disallineamento del “sistema ombra” rispetto alla regolamentazione prudenziale del sistema tradizionale, rendendo così diversi i processi di trasformazione della liquidità o al ricorso alla leva finanziaria.

Il Report del Financial Stability Board pubblicato nel febbraio 2020, mostra come la fetta di mercato legata all’Intermediazione Finanziaria non Bancaria sia di circa 51.6 mila miliardi di dollari. La consistenza dello stesso è però molto variabile nei diversi Paesi. Negli Stati Uniti, ad esempio, lo Shadow Banking System è risultato in diminuzione e pari al 15,4%, mentre in Cina e Australia si sono registrate percentuali rispettivamente pari al 14,5% e 12,2%. In Europa, invece, i tassi più elevati sono stati riscontrati in Irlanda (45,3%), Lussemburgo (19,9%) e Germania (11,3%). In Italia, dove il credito bancario rappresenta una percentuale del passivo di bilancio delle aziende molto più elevata che nel resto dell’Europa, questo fenomeno è meno sviluppato e si attesta intorno al 7,9%, l’accesso al private equity ad esempio o ai mercati regolamentati è tuttora una strada obiettivamente poco percorribile per molte imprese piccole e piccolissime. L’auspicio è che il trend possa invertirsi in modo da sfruttare le potenzialità di questa particolare forma di investimento.

 

Fonti:

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-vari/int-var-2015/Barbagallo-050315.pdf

https://www.borsaitaliana.it/borsa/glossario/private-equity.html

https://www.consob.it/web/investor-education/intermediazione-finanziaria-non-bancaria

https://www.investopedia.com/terms/s/shadow-market.asp

https://startingfinance.com/approfondimenti/shadow-banking-system/

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