L’Unione Europea sta vivendo una crisi energetica senza precedenti, con una grandissima riduzione delle scorte di gas e un conseguente aumento dei costi. Questa crisi energetica, energy crunch, che sta colpendo anche l’Asia e in Nord America si sta traducendo in un aumento delle bollette e del prezzo della benzina.
Come ha affermato la presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, durante una conferenza stampa a Tallin “È importante che le persone sappiano che abbiamo prezzi elevati dell’energia perché il prezzo del gas sta drasticamente aumentando, la causa di questo aumento si può ricercare nella ripresa economica post-pandemica e dal fatto che le forniture non stanno aumentando allo stesso modo… Siamo molto grati che la Norvegia stia aumentando la sua produzione, ma allo stesso tempo non è il caso della Russia”.
Dallo scorso settembre i prezzi del gas naturale sono aumentati drasticamente, raggiungendo un valore di 180 euro per Megawatt (Mwh) il 21 dicembre. Queste cifre se paragonate ai 20 euro per Mwh dello scorso giugno, costituiscono una crescita del 900%.

L’Europa ha estremamente bisogno di diversificare le sue forniture energetiche; come afferma il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg “siamo preoccupati per la situazione energetica in Europa perché dimostra la vulnerabilità di essere troppo dipendente da un unico fornitore di gas naturale ed è per questo che gli alleati della Nato concordano sul fatto che dobbiamo lavorare e concentrarci sulla diversificazione delle forniture”.
Anche se la Russia non è stata citata espressamente, a spaventare la Nato è il recente peggioramento delle tensioni con il Cremlino, che fornisce quasi un terzo del gas naturale ai paesi membri dell’Unione Europea. Qualsiasi interruzione delle forniture russe di gas, come quelle che potrebbero essere causate dalle tensioni tra Russia e Ucraina potrebbe aggravare la crisi esistente.

Ad oggi l’Europa dipende per il 90% dalle importazioni di gas e per il 97% per quelle di petrolio. La Russia è il più grande fornitore di gas naturale dell’Unione Europea, tra l’altro accusata di aver manipolato i prezzi, mentre il resto arriva da Norvegia e Algeria. Una prima soluzione a cui Bruxelles sta lavorando è quella di puntare sul GNL (gas naturale liquefatto); una miscela di idrocarburi costituita prevalentemente da metano.
Il GNL rappresenta una fonte di energia pulita, e tra i suoi vantaggi possiamo trovare la riduzione dell’ingombro e l’altissimo potere calorifico, caratteristiche essenziali per quelle realtà industriali caratterizzate da un elevato fabbisogno energetico. Von Der Leyen e Biden spiegano che il GNL può migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento ma l’Europa continuerà a puntare sulle zero emissioni nette. Tuttavia, se la Russia continuasse a bloccare le forniture di gas naturale, il GNL non basterebbe per superare la crisi.

Una soluzione definitiva a questa crisi la potremmo trovare nell’energia rinnovabile, che consentirebbe all’Unione Europea sia di raggiungere i suoi obbiettivi climatici che di rendersi indipendente dal punto di vista energetico. Questa opzione però non rimane disponibile nell’immediato; infatti, secondo la Commissione Europea, servirebbero 350 miliardi di euro di investimenti extra nel settore dell’energia per raggiungere l’obbiettivo del 2030, e altri 130 miliardi per gli altri obbiettivi ambientali. Per questo l’Europa sta prendendo accordi con altri paesi, tra cui: l’Egitto, l’Algeria, l’Azerbaigian e i paesi del Golfo per le forniture di gas naturale.

In uno studio sulla crisi energetica, il gruppo Intesa Sanpaolo, indaga le cause e le conseguenze della crisi energetica in Europa e in Italia. Nel report viene specificato che nel 2021 è esplosa una grandissima crisi energetica per una serie di cause, tra cui: cambiamento climatico (la ricerca di Intesa Sanpaolo ha evidenziato che la temperatura del 2021 dell’Europa è stata la nona più alta mai registrata); ripresa post-pandemica (dopo due anni di calo, l’ aumento della produzione di energia ha portato a un forte aumento delle emissioni di anidride carbonica con conseguente aumento del prezzo del gas); le riserve europee di gas sono ai minimi storici (secondo il report, al 5 Febbraio 2022 il livello delle scorte è più basso della media degli ultimi 5 anni).

La ricerca degli economisti di Intesa Sanpaolo cita che “ipotizzando che la crisi fra Russia e Ucraina non causi gravi interruzioni dei flussi, i mercati di gas ed energia dovrebbero gradualmente tornare verso l’equilibrio: l’offerta dovrebbe aumentare; la distruzione di domanda dovrebbe continuare. I prezzi di gas ed energia diminuiscono nei prossimi mesi, ma rimangono persistentemente superiori alla media a 5 anni. La volatilità resta una minaccia mentre procede la transizione verso fonti energetiche più pulite. Le principali fonti di incertezza rimangono i rischi geopolitici e le condizioni meteorologiche”.

Nel report vengono anche analizzate le prospettive per le aziende energetiche in Italia. Secondo le analisi le aziende italiane potrebbero subire una perdita di competitività sui mercati internazionali e un’erosione dei margini se non fosse possibile passare a valle i rialzi della componente energetica. Le autorità stanno elaborando misure di mitigazione. Ad esempio, L’ARERA (Autorità di Regolazione di Energia, Reti e Ambiente introduce  il taglio degli oneri per imprese con potenza pari o superiore a 16,5 kilowatt.

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