Negli ultimi mesi i sandali Birkenstock sono andati a ruba in molti negozi in tutto il mondo: la motivazione? Il successo del film Barbie, diretto da Greta Gerwig, che vede l’attrice Margot Robbie preferire un sandalo Birkenstock modello “Arizona” ad un paio di scarpe con il tacco. Nonostante ciò possa sembrare insignificante a molti, questa scena ha trascinato il brand di calzature tedesco all’interno di un tormentone mediatico che si è concretizzato in un aumento del 110% delle vendite del modello in questione. Questo ha portato il fatturato complessivo dell’azienda a 1,2 miliardi di euro (+29%) con un utile di 394 milioni di euro.    

Tutta questa notorietà ha spinto l’azionista principale del marchio, L. Catterton, a pensare allo sbarco sulla borsa di New York. L Catterton è un fondo di private equity nato nel 2016 dalla collaborazione di Catterton, società di investimenti fondata nel 1989, LVMH, leader mondiale nel settore del lusso e Groupe Arnault, holding della nota famiglia imprenditoriale francese. Lo scopo della società costituita nel 2016, e in generale dei fondi di PE, è quello di acquisire partecipazioni di maggioranza in aziende private (che differiscono dalle public companies in quanto quest’ultime sono quotate su mercati regolamentati) dal grande potenziale di crescita per rivenderle dopo un intervallo temporale di 3-7 anni, con lo scopo di generare un profitto da spartire con gli investitori.  

L. Catterton aveva acquisito il brand tedesco Birkenstock nel 2021 per una cifra attorno ai 4 miliardi di euro. Secondo molti analisti di banche d’affari come Goldman Sachs e JP Morgan (advisors dell’operazione) la valutazione attuale, anche influenzata dalla pellicola uscita in estate, potrebbe aggirarsi attorno agli 8 miliardi di euro. È chiaro come l’aumento di vendite generate dal fenomeno mediatico possa fornire un’occasione d’oro per liquidare l’investimento con un ricco bottino. 

A questo punto la domanda sorge spontanea: la valutazione è realistica o semplicemente frutto di una moda passeggera? Riuscirà Birkenstock a mantenere questi livelli di crescita e redditività? 

Guardando nel recente passato, non è la prima volta che qualcuno ha cercato di sfruttare la quotazione in borsa per dare uno slancio al proprio business, due esempi lampanti sono la piattaforma di trading Robinhood e la società immobiliare WeWork.  

Il broker online Robinhood (NASDAQ:HOOD) ha conosciuto una straordinaria crescita quando è diventato la piattaforma prediletta dai piccoli investitori. Questi ultimi, ispirati anche dalla comunità Reddit nota come “WallStreetBets”, hanno deciso di investire massicciamente nelle azioni di GameStop (NYSE:GME), nel bel mezzo della pandemia. Questo movimento aveva l’obiettivo di far aumentare il prezzo delle azioni e arrecare danni agli hedge fund che avevano scommesso sulla loro caduta attraverso la vendita allo scoperto. Di conseguenza, la piattaforma online Robinhood ha attratto decine di milioni di utenti attivi, grazie alla sua politica di commissioni molto basse e alla capacità di aggregare gli ordini, sfruttando economie di scala. 

Proprio come nel caso di Birkenstock, il fondatore del broker, Vladimir Tenev, cavalcando l’onda di notorietà, ha deciso di quotare la propria azienda nel luglio del 2021. La quotazione è però partita male sin dall’inizio, con una perdita nel primo giorno di negoziazioni dell’8 %, tanto che Bloomberg l’ha definita una delle peggiori prime giornate di IPO di aziende di queste dimensioni. Nonostante le peggiori premesse, i primi mesi dalla quotazione non sono stati eccessivamente negativi, con un prezzo per azione stabile sopra i 40 dollari. Successivamente però a fare da padrona è stata una tendenza ribassista che ha portato l’azienda a perdere gran parte del suo valore, con le azioni che al momento vengono scambiate attorno ai 10 dollari (come si può vedere dal grafico riportato). Le motivazioni sono legate alla graduale dissolvenza dell’esaltazione legata alla scommessa di GameStop, che ha fatto perdere clienti alla piattaforma di brokeraggio. 

NASDAQ:HOOD stock trend – Google Finance

Passando invece al secondo esempio, WeWork (NYSE:WE) è una società immobiliare lanciata nel 2010, il cui business model è quello di affittare spazi di lavoro condivisi sia a privati che aziende nelle principali città del mondo. La crescita nei primi anni di attività è stata particolarmente sostenuta fino ad arrivare a 178 locations in 18 paesi diversi. Il fondatore ed ex-CEO, Adam Neumann, ha da sempre fatto tremare i mercati con dichiarazioni discutibili, come quando nel 2017 ha dichiarato che “la valutazione e dimensione dell’azienda sono basate più sulla nostra energia e spiritualità piuttosto che sui multipli del fatturato”.  

Negli anni la gestione non è stata ottimale e molte istituzioni hanno iniziato a dubitare della serietà dell’azienda; per esempio, l’asset manager Fidelity nel 2019 ha svalutato la sua partecipazione nella società di più del 30%. 

Nonostante ciò, nell’ottobre del 2021 l’azienda si quota in borsa (dopo un primo tentativo fallito nel 2019) fondendosi con BowX Acquisition una SPAC (special purpose acquisition company) dedicata a portare in borsa WeWork. Anche in questo caso i primi mesi di negoziazioni sono stati più che positivi, ma a seguire il declino è stato inevitabile: ad oggi le azioni valgono poco più di 3 dollari, una cifra ben lontana dal picco raggiunto poco dopo la quotazione.  

NYSE:WE stock trend – Google Finance

Che cosa succederà invece a Birkenstock? Riuscirà a rimanere su questo trend positivo anche successivamente all’IPO? 

Sulla buona riuscita dell’operazione prevista per i prossimi mesi si è espresso Ben Laidler, Global Markets Strategist di eToro: “C’è molta eccitazione per la potenziale Ipo di Birkenstock. La nostra ricerca suggerisce che questo entusiasmo potrebbe essere giustificato, in quanto i più grandi marchi di scarpe del mondo hanno storicamente premiato gli investitori. Tuttavia, i dati indicano anche la necessità di concentrarsi e di diversificare, visto che alcuni marchi hanno generato grandi rendimenti solo anni dopo la loro quotazione e che alcune dalle recenti quotazioni di brand di calzature hanno faticato”. Il team di ricerca del broker ha analizzato l’andamento dei titoli delle 10 maggiori aziende calzaturiere quotate e le performance sono più che positive: +478% nell’ultimo decennio, superando di gran lunga il benchmark dello S&P 500 (+162%). 

Definire oggi quale sarà il destino di Birkenstock ovviamente non è possibile, anche se, oltre alle similitudini con i due casi di insuccesso esaminati in questo articolo, bisogna sottolineare le differenze, come la storia pluricentenaria del marchio e la grande expertise del fondo proprietario, che sicuramente non si farà tentare da quotazioni fuori da ogni logica di mercato. 

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