In controtendenza al buon andamento del 2019, il mercato finanziario si trova ad affrontare un problema sanitario a livello globale. Questa situazione di emergenza umanitaria, definita pandemia dall’OMS, arriva inaspettata tanto da essere definita il cigno nero del 2020.

Il termine cigno nero è stato rilanciato dal saggista Taleb nel 2007. Con “cigno nero” si definisce un evento a forte impatto, imprevedibile dall’osservatore, che genera delle conseguenze incalcolabili.

La principale conseguenza di ciò è l’instabilità dei mercati che sta caratterizzando questi mesi. Le borse hanno bruciato 14 mesi di guadagni, in particolare l’indice FTSE MIB ha cancellato in meno di due settimane il massimo di 25 mila punti, toccato il 20 febbraio.

In questo senso, è possibile trovare una relazione tra lo Skew Index e la nostra situazione. In modo simile al Vix, indice della paura, che misura le dinamiche legate alla volatilità, lo Skew Index misura l’incertezza dei mercati. Nonostante siano entrambi disponibili sul mercato CBOE, lo Skew Index si focalizza su opzioni OTM (out-of-the-money), con scadenze di lungo periodo, dunque è più reattivo. Come si vede dal grafico, nel mese di dicembre 2019 lo Skew Index ha toccato i 150 punti base, il massimo da oltre un anno.

 

Se il penultimo picco, che risale all’agosto 2018, è stato un segnale delle conseguenti correzioni adottate dai mercati, anche quest’ultimo risultato poteva essere inteso come un “warning”? Come sappiamo gli eventi futuri non sono prevedibili, tuttavia, senza dubbio, l’andamento di dicembre segnalava un’imminente tensione dei mercati. Se l’indice dovesse ancora salire il mercato potrebbe reagire ulteriormente in modo difensivo.

I rischi del sistema bancario

Negli ultimi giorni l’intervento delle banche centrali ha portato dei miglioramenti in termini di volatilità dei mercati (è in discesa sotto ai 50 punti percentuali). Inizialmente, però, le misure annunciate da Christine Lagarde il 12 marzo hanno deluso le aspettative. Il mancato taglio dei tassi e la reazione sulla gestione dello spread non sono sembrati sufficienti per contenere la situazione.

La tenuta del sistema bancario è a rischio. Le banche commerciali in questo senso stanno facendo deleveraging.

Le leva finanziaria è uno strumento utilizzato, in situazioni normali di crescita, per dare un “boost” all’economia. Si fanno maggiori profitti, nonostante ci si sottoponga a grandi rischi di perdita. In momenti di crisi si deve ridurre la leva con il deleveraging.

La preoccupazione delle banche non deriva dalla mancanza di liquidità, la cui domanda è parzialmente colmata dalle ultime misure della BCE, piuttosto dalla difficoltà di concedere linee di credito a molti esercizi commerciali. Seppur non ancora certa, l’ipotesi di fallimento delle piccole imprese provocherebbe il congelamento dei crediti e un rischio di credit crunch.

In proposito, sono state introdotte nuove misure di flessibilità in termini di vigilanza dei crediti deteriorati, appunto inesigibili dagli istituti. I prestiti che passeranno da “unlikely to pay” ad essere classificati come “non performing loans” (NPLs) saranno coperti da garanzie pubbliche messe in atto dai provvedimenti anti-Coronavirus.

La BCE fa delle ulteriori raccomandazioni alle banche, ammonendo il rispetto dell’IFRS9 per coloro che lo adottano e invitando, coloro che non sono ancora allineati, a seguire le norme del principio contabile.

Ai sensi dell’IFRS9, dal 2018 le banche devono prudenzialmente fare accantonamenti sia sui crediti deteriorati, sia sui crediti che non risultano problematici (in bonis), ma che in futuro potrebbero deteriorarsi. L’obiettivo è quello di prevedere delle possibili perdite future e metterle a bilancio.

Gli scenari futuri

Gli scenari che si prospettano post Coronavirus sono drammatici. C’è chi pensa ad una possibile ripresa veloce, con impatti negativi per le economie di Stati Uniti e Europa fino alla fine del Q1. Ipotesi poco realistica.

Più realistica è la visione di un rallentamento globale, con economie che si riprenderanno solo nel corso del Q2, con impatti particolarmente negativi per i settori che già ora sono in profonda crisi (settore turistico, export, trasporti).

Visione catastrofica è quella di recessione globale, che riguarderà tutti indistintamente e di conseguenza avrà un enorme impatto sull’assetto economico mondiale.

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