Nonostante la pandemia globale abbia colpito e distrutto parte di quanto già si stesse cercando di ricostruire, a livello nazionale il settore che fra tutti sembra riuscire a performare meglio è proprio il settore bancario e finanziario. Le variabili che hanno determinato tale crescita sono costituite principalmente da due fenomeni, i quali hanno generato un miglioramento sia sul fronte della redditività che della solidità degli istituti finanziari. Da un lato si è verificato un aumento dei depositi sul conto corrente, raggiungendo una quota pari a 1,746 miliardi di euro; ciò risulta essere dovuto principalmente ad una cultura nazionale caratterizzata da una elevata propensione al risparmio incrementata dall’incertezza del periodo storico vissuto. L’impatto positivo che ne deriva è relativo, quindi, all’aumento della solidità delle banche italiane e dal grande potenziale di investimento a disposizione. Inoltre, sebbene il settore bancario italiano sia profondamente frammentato con la presenza di banche di piccole dimensioni, nell’ultimo periodo si sta assistendo ad un processo di merger and acquisition che porterà ad una maggiore concentrazione. Tale consolidazione equivale a maggiori risorse da destinare agli investimenti e soprattutto ad una maggiore solidità del settore stesso di fronte al rischio sistemico.
Soffermandosi quindi su quest’ultimo aspetto, negli ultimi mesi si è sentito parlare del cosiddetto fenomeno del “risiko bancario”: espressione giornalistica utilizzata per riferirsi ad operazioni di fusione e acquisizione degli istituti di credito che sembra interessare particolarmente il settore bancario italiano. Numerosi sono i fattori che hanno indotto questo fenomeno, quali ad esempio la scarsa redditività del settore dovuta ad un margine di intermediazione contenuto a causa di tassi di interesse vicini allo zero. Ciò spinge gli istituti a dover ottimizzare i costi ed offrire prodotti ad una platea più ampia di clienti; si ricerca l’offerta di servizi di elevata qualità, come tutte le attività riguardanti il wealth management, per i quali risulta essere necessaria la capacità di innovazione e capitale a disposizione. Inoltre, si è verificato un costante intreccio con le assicurazioni attraverso l’offerta tramite cross selling creando sempre maggiore correlazione e interdipendenza fra i settori. A tutto questo si aggiunge la costante necessità di reperire risorse finanziarie per effettuare grandi investimenti in tecnologia per stare al passo con le Fintech. Al netto di tale contesto, la stessa Banca Centrale Europea è orientata a favorire la riduzione del numero di banche, per far sì che esse possano raggiungere maggiori dimensioni ed essere radicate in più paesi d’Europa. Ulteriore stimolo deriva dall’aiuto fornito dal governo italiano sotto forma di benefici fiscali per le banche che si aggregano, trasformando i crediti fiscali in capitale.
Fra le varie operazioni che hanno interessato il settore, prima fra tutte è stata l’acquisizione di Intesa Sanpaolo e UBI banca. Tale operazione ha scombussolato gli equilibri del settore fin dal 2018 divenendo un autentico colosso del settore sia a livello nazionale che a livello europeo. Il titolo di Intesa ad oggi sembra essere sottovalutato, HSBC ha rivisto a rialzo il target price fissandolo a quota €2,70 in ragione delle aspettative di crescita intorno al 9%.
Un’altra operazione che ad oggi sembra generare ulteriore fermento è relativa all’offerta pubblica effettuata da Unicredit per acquisire Monte Paschi di Siena. Tale operazione sembra però ancora essere in alto mare, in quanto su Mps pesano cause per 10 miliardi, ma nonostante ciò si ritrova con crediti fiscali pari a 3,5 miliardi che dovrebbero essere impiegati entro la fine dell’anno e che verrebbero usati da Unicredit per finanziare l’operazione. Successivamente ci si attende che l’attenzione venga riposta su una possibile acquisizione di Mediobanca, interessante e strategica in ragione soprattutto delle sue attività nell’ambito dell’investment banking.
Altra opportunità che suscita curiosità sul mercato è l’asse BPM-BPER-Popolare di Sondrio, se l’operazione andasse in porto si andrà a creare il terzo più grande polo bancario in Italia dopo Intesa e Unicredit e diverrebbe inoltre un maxi polo per l’investment banking. Il titolo della Banca Popolare di Sondrio ha subito un rialzo del 2,51% subito dopo che il mercato ha ricevuto notizia di un deal che potrebbe portare all’unione di suddette tre realtà.
Fra le più recenti operazioni proposte, è stata conclusa un’offerta pubblica da parte di Credit Agricole per l’acquisizione della banca Credito Valtellinese, di cui ad oggi detiene il 90%. Grazie a tale mossa, il titolo della banca acquisita ha toccato quota € 12,26 con un incremento da inizio anno pari al 30%.
A dimostrazione di come tale trend di crescita si stia già concretizzando, durante il primo trimestre del 2021 le banche italiane sono state in grado di realizzare utili pari a 3,192 milioni di euro presentando quindi un indice di redditività in netto miglioramento. Grazie alla combinazione di tali eventi strategici, gli analisti sembrano riporre particolare attenzione sull’Italia e sulla sua economia ad alto potenziale. Dopo anni, infatti, lo “stivale” è stato inserito nei paesi considerati interessanti e da monitorare per eventuali investimenti grazie anche alle aspettative di crescita riviste a rialzo di 1,2 punti. Ciò che giova al contesto italiano e in particolar modo al settore bancario è, inoltre, la capacità di quest’ultimo di far fronte alle crisi, sviluppando così una resilienza strutturale strategica e vincente. Oltre a tale aspetto, la crescita attesa è determinata soprattutto dal fatto che i principali titoli del settore bancario risultano essere quotati ad un P/E ratio inferiore al loro reale valore, la sottovalutazione e i multipli bassi appaiono essere un ulteriore elemento attrattivo per gli investitori.
FONTI:
Podcast Market Mover, episodio “Manuale di istruzioni per capire il risiko delle banche italiane”
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