L’allungamento dell’aspettativa di vita è uno dei maggiori risultati raggiunti dall’uomo degli ultimi cento anni. Ciò è stato possibile grazie a vaccini, medicine e ad una sempre più sofisticata tecnologia medica che hanno permesso una vita lunga e con poche complicazioni in termini di salute. Infatti, come viene riportato dall’Istat, la porzione di anziani con gravi limitazioni si è ridotta, negli ultimi sette anni, dal 54% al 48.8%.
Questo ha fatto sì che negli anni prendesse sempre più piede il concetto di “Silver Economy”.
Come si evince dal nome, essa si basa sui consumi dei cosiddetti “silver”, la parte più anziana della popolazione, e sul soddisfacimento dei loro bisogni, ovviamente diversi da quelli di adulti e giovani.
Non sono pochi i settori coinvolti; i protagonisti principali sono chiaramente il settore farmaceutico, i servizi per la salute e le residenze per gli anziani, ma si parla anche di turismo, servizi culturali e addirittura di servizi bancari e assicurativi.
Dalle stime del report redatto dall’ Oxford Economics e Technopolis Group si evidenzia che, solamente nel vecchio continente, l’economia di argento varrà 5,7 trilioni di euro entro il 2025, con un tasso di crescita del 5% annuo.
Insomma, è un’economia ricca, che non deve essere né dimenticata quando vengono redatte le analisi macroeconomiche, né soprattutto deve essere considerata un problema. Se l’allungamento della vita diventa invecchiamento della popolazione, la responsabilità è dei governi, incapaci di dare una prospettiva ai giovani, costretti ad emigrare.
Invece è giusto sottolineare le grandi potenzialità che questo fenomeno può portare al paese, soprattutto per la ripresa economica dopo la pandemia.
Innanzitutto il fatto di vivere più a lungo e in condizioni di vita migliori è un traguardo che non rientra nelle misurazioni classiche di Prodotto Interno Lordo ma viene incluso in alcuni indicatori, paralleli al PIL, di benessere sociale, ormai introdotti da 10 anni nelle stime economiche del paese. Tra questi c’è la “speranza di vita in buona salute al momento della nascita”, che, per l’appunto, è cresciuta da 56,4 anni nel 2009 a 58,6 anni nel 2019.
Per quanto riguarda la crescita economica invece, uno studio condotto in Gran Bretagna, dall’International Longevity Centre, mostrerebbe che un aumento dei consumi da parte degli anziani potrebbe portare ad una crescita del PIL inglese fino all’8% in più nei prossimi decenni.
Ma come mai gli over 65 hanno questo impatto sull’economia di un paese?
Il primo motivo è già stato affrontato sopra: l’allungamento dell’aspettativa di vita.
Se pensiamo all’Italia, il sistema pensionistico protegge molto bene gli anziani dal rischio di povertà. Infatti il 60% dei redditi pensionistici è superiore a 1000 euro mensili, il 40% addirittura oltre ai 1500 euro.
Il secondo motivo è legato al cambiamento del concetto di persona anziana. Ormai la definizione di anziano come un individuo che ha bisogno di aiuto per le sue attività quotidiane non si addice più ad una persona di 65 anni, ma forse riguarda più gli ultraottantenni.
Secondo i dati di Confindustria un over 65 italiano medio ha una casa di proprietà, ha buone disponibilità finanziarie e conduce una vita vivace, facendo sport e frequentando gli amici. Questo crea una domanda di beni e servizi sempre maggiore e più diversificata di quanto non lo era prima.
Le disponibilità monetarie e il tempo libero, considerando poi che la maggior parte degli anziani non ha grossi investimenti da dover fare, portano all’aumento dei consumi, i quali possono essere legati a viaggi, beni per la casa e vestiario.
Infine, una vita più lunga può significare una carriera lavorativa più lunga, fatto che potrebbe portare molti vantaggi per i giovani. Questi sarebbero invogliati a formarsi di più e più a lungo. Inoltre permetterebbe un cambio di carriera più semplice anche in età avanzata, cosa che trent’anni fa non era neppure immaginabile.
La sfida che attende la maggior parte dei Paesi sviluppati consiste nel riuscire a comprendere le grandi potenzialità e i benefici che questa economia può portare al proprio PIL, capendo come misurare il suo impatto sulle nostre vite a livello di benessere sociale e cercando di limitare i rischi connessi.
Iniziare a considerare la Silver Economy significa smetterla di definire la transizione demografica in atto, data dall’invecchiamento della popolazione e dalla maggiore longevità, solo come un costo per il paese e iniziare invece ad entrare in un’ottica di sviluppo, creando le condizioni per sfruttare questa nuova opportunità di guadagno.
Una sfida importantissima per l’Italia, che, in questo momento storico, non può permettersi di perdere.
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