Ultimamente, si è sentito molto parlare di “Buy now pay later” (o “compra ora, paga dopo”), come manovra di business di colossi come Apple, Amazon o Mastercard. Una scelta che abbraccia il piccolo-medio compratore e che permette di fare acquisti senza effettivamente pagare nell’immediato.

Più nella pratica, il BNPL è un finanziamento a breve termine che consente al cliente di acquistare prodotti pagandoli in diverse rate, senza alcun tasso d’interesse. Al momento di un acquisto digitale, l’acquirente può scegliere di chiedere un finanziamento per l’operazione, facendo subentrare un servizio BNPL (come Klarna, Affirm o Afterpay ) tra lui/lei ed il negozio. Il servizio può essere disponibile anche nei negozi fisici, e richiede sempre puntualità nel rispetto delle rate, pena un pagamento accessorio sulla base del costo del prodotto comprato e i giorni di ritardo al pagamento.

Il vantaggio principale per gli acquirenti è la possibilità di frazionare il costo di un bene, e ciò a beneficio ulteriore dei commercianti, considerando che porta ad acquisti medi più costosi e a tassi di conversione più allettanti, riducendo oltremodo il livello di abbandono del carrello.

Attualmente, il metodo BNPL occupa una fetta del 2% dell’e-commerce globale, ma sembra stia crescendo in maniera significativa. Secondo un report di Kaleido Intelligence, questo mercato crescerà del 93% nei prossimi 5 anni, raggiungendo un valore di 353 miliardi di euro. Le cause di questa nuova moda vanno ricercate innanzitutto nel cambiamento di abitudini dei consumatori dipeso dalla pandemia, che ha fatto sì che lo shopping online fosse un territorio fruttifero in cui investire. Gli esperti aggiungono a questa causa una mancanza di regolamentazione nel nuovo settore, che essendo relativamente nuovo, cresce rapidamente e permette di mantenere, almeno per il momento, costi bassi. Redburn, in linea con questa visione, afferma che le cose cambieranno, in particolare al variare del credit cycle e all’introduzione di regole più severe, traducendo il tutto in profitti minori.

Questo perché, nonostante il BNPL sia un invitante mezzo per attirare maggiore clientela, soprattutto tra i Millenials e la generazione Z, non sembrerebbe essere una manovra di business sostenibile nel lungo periodo, (perlomeno non da solo), e il motivo è semplice: effettivamente non vi è un profitto significativo ed immediato. Un ulteriore timore del momento riguarda la capacità di indebitamento di chi usufruisce del servizio, perché di fatto non vi sono controlli di credito approfonditi. Nonostante ciò, nel mondo del BNPL le società finanziatrici cercano di limitare tali inconvenienti, utilizzando sistemi che analizzando fattori come il numero di acquisti fatti dalla stessa persona, la sua solvibilità ed il tipo di prodotto da acquistare, elaborando un grado di rischio che stabilisce l’importo che l’acquirente otterrebbe. Il rischio valutato viene poi assunto dai finanziatori in due modi. I primi se ne fanno carico, mentre i secondi, al contrario, non si assumono alcun rischio, che rimane a carico dell’istituto che ha emesso la carta a garanzia del pagamento. Così, al momento dell’acquisto, al cliente è richiesto un ammontare comunque sufficiente a coprire il costo del prodotto. A seguito l’importo intero viene autorizzato, e scalato via via che le rate vengono pagate.

Ma qual è l’idea alla base di tale business? O meglio, come guadagna chi fornisce questi servizi di dilazione o rateizzazione del pagamento? Generalmente, le società BNPL chiedono una quota divisa in una parte variabile (che si basa sull’ammontare del credito) e in una parte fissa. Un’altra modalità prevede invece l’applicazione di un tasso di interesse che garantisce un ulteriore divisione del pagamento. Una piccola parte di guadagno infine è ottenuta dai pagamenti in ritardo. È chiaro quindi che uno dei maggiori appeal del servizio sia il tasso zero, che è tale solo per i clienti finali. Ciò non significa che le società di BNPL non ricevano alcun interesse: spesso sono i commercianti a pagare le quote o il tasso per conto dei clienti, con lo scopo di aumentare gli acquisti. Alcune società invitano inoltre finanziatori diversi dagli e-commerce ad investire.

In conclusione, il mercato dei piccoli finanziamenti sembra promettere grande successo, ma è davvero così? Tra il 2020 e il 2021, solo in America, il numero dei consumatori che ha usato almeno una volta il servizio è cresciuto del 48%, e tale crescita va ricercata soprattutto nella popolazione tra i 18 e i 24 anni (la cosiddetta Gen Z). In Australia, sempre nel 2020, gli utenti BNPL ammontavano a 5,8 milioni. Secondo una stima di Bank of America, entro il 2025 gli scambi potrebbero toccare un valore tra i 600 e i 1000 miliardi di dollari. Worldpay invece prevede, tra il 2019 e il 2023, una crescita del 75% del volume di transazioni tramite BNPL. A discapito di questi numeri più che significativi, ad oggi in Italia la crescita del servizio rimane limitata e poco diffusa, ma si prevede comunque una crescita futura del credito al consumo. È da chiedersi come reagiranno le banche rispetto a questo nuovo mercato: creeranno delle soluzioni proprie, o punteranno ad acquisire le società fintech più in rilievo?

Inoltre, è ancora da stabilire quanto questo modello sia sostenibile, data la poca regolamentazione del settore emergente: una buona fetta di consumatori non percepisce il BNPL come indebitamento, mettendo così in dubbio se le dinamiche creditore-debitore verranno gestite al meglio.

 

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