I recenti avvenimenti che hanno interessato Telecom ci costringono a dedicare un secondo capitalo a questa storia, che sembra avere tutto tranne l’aria di concludersi in poco tempo. Come specificato nel nostro precedente articolo sul tema, Telecom, alla sua ultima chance?, galeotta fu la presentazione di una manifestazione di interesse da parte del fondo americano KKR. Quest’ultimo, già azionista di FiberCop al 37.5%, nelle scorse settimane ha fatto pervenire a Telecom la sua volontà di eseguire l’acquisizione del 100% della società, con un’offerta da KKR definita “indicativa e amichevole” al prezzo di €0.505 per azione.

Nonostante non fosse una vera e propria offerta di takeover, quella che al momento rimane una manifestazione di interesse ha liberato molteplici temi che da qualche tempo riguardavano Telecom Italia e che per diverse ragioni erano passati in secondo piano. In primo luogo, la strategia di KKR ha fatto riemergere vari disequilibri nella stabilità governativa della società. Subito dopo l’offerta del fondo americano il principale azionista di TI, Vivendi (società francese operante nel campo dei media e delle comunicazioni) ha espresso i suoi dubbi in merito al management della società, facendo stretto riferimento all’ora AD Luigi Gubitosi che secondo i francesi non avrebbe gestito le finanze nel migliore dei modi. D’altro canto, però, riaffermando l’intenzione di restare azionisti di lungo periodo e considerando l’offerta degli americani non rappresentativa del reale valore di Telecom. Ulteriore protagonista della vicenda Cassa Depositi e Prestiti (CDP), azionista in Telecom al 10%. L’autorità pubblica gioca un ruolo fondamentale all’interno di questa operazione poiché qualora l’operazione KKR si concludesse con un lieto fine per gli americani e la rete di Telecom Italia venisse scorporata, resterebbe da risolverebbe il problema della leale concorrenza all’interno del mercato. CDP, infatti, è titolare di una quota in TI che andrebbe a scontrarsi con la posizione che l’autorità ricopre all’interno di Open Fiber, società di telecomunicazioni principale concorrente di TI in fatto di infrastruttura di rete, in cui detiene il controllo al 60%.

Uscendo dalle strette relazioni societarie che interessano Telecom, numerosi politici italiani hanno fatto sapere la loro opinione in merito alla questione. Nella maggior parte dei casi, tra un “c’è la necessità di tutelare l’infrastruttura strategica per il Paese” e un “Telecom ha bisogno di un cambio netto alla direzione”, il commento principale faceva riferimento alla richiesta del cosiddetto Golden Power: un potere speciale, quello esercitabile dal Governo con lo scopo di salvaguardare gli asset proprietari delle società operanti in settori reputati strategici e di interesse nazionale. Tra i poteri speciali rientrano, tra le altre cose, la facoltà di dettare specifiche condizioni all’acquisto di partecipazioni e di opporsi all’acquisto delle stesse. Insomma, il caso di Telecom Italia secondo il parere di molti. Al momento nessun potere speciale è stato lanciato dal Governo italiano, forse anche per via del fatto che un’offerta reale e impegnativa ancora non è sul tavolo.

La situazione, però, sembra tutto che d’orata. Lo scorso venerdì 26 Novembre durante una riunione straordinaria, il consiglio di amministrazione di Telecom ha votato positivamente alla restituzione delle deleghe di Gubitosi, il cui ruolo di Amministratore Delegato è stato sostituito da Salvatore Rossi (attuale Presidente della società) con Pietro Labriola come direttore generale. Gubitosi, alla vigilia del CdA in una lettera aveva fatto sapere ai membri del consiglio la sua disponibilità a rimettere le deleghe, per salvaguardare la stabilità della società e al fine di consentire una valutazione “serena” della proposta presentata da KKR. Stando a come sono andate le cose sembra proprio che il consiglio le abbia accolte con piacere. Ora la manifestazione di interesse del fondo americano è nelle mani del consiglio, che ha ufficialmente avviato l’esame sulla proposta non vincolante di KKR che, secondo alcune voci, starebbe considerando la possibilità di unirsi al fondo di private equity CVC per un’offerta congiunta.

 

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