Il CEBR – Centre for Economics and Business Research – nel suo World Economic League Table 2022, ha aggiornato le sue previsioni di crescita per 191 paesi del mondo e il dato riguardante la crescita del PIL mondiale spicca sulle altre considerazioni. Per la prima volta nella storia, l’economia mondiale supererà la soglia dei 100 trilioni di dollari di ricchezza lorda prodotta nel 2022. Un traguardo che, secondo le loro stime, verrà raggiunto con 2 anni di anticipo rispetto alla previsione fatta in precedenza.
L’accelerazione della crescita è una diretta conseguenza del possente recupero attivatosi nella seconda metà del 2020 in tutto il mondo. La tenuta di un tale ritmo però, secondo gli esperti del CEBR, dipenderà dalla capacità delle istituzioni fiscali e monetarie nel gestire un periodo di inflazione sostenuta, come quello che stiamo vivendo in questo momento. Un fattore che starebbe contribuendo all’aumento deli prezzi a livello mondiale riguarderebbe la forte contrazione dell’offerta avvenuta durante la pandemia. In caso di inflazione persistente, si rischierebbe una recessione nei prossimi 2 anni (2023/24).
Le nuove proiezioni del CEBR toccano e modificano anche la classifica delle prime 10 economie del pianeta. Infatti dalle stime risulta che la Cina scavalcherà gli USA, scalzandoli dal primo posto, nel 2030, vale a dire due anni più tardi rispetto alla precedente stima. Questo significa che il paese cinese, nonostante quello che si poteva pensare vedendo i dati del PIL a fine 2020, avrà un passo un po’ meno veloce.
Attorno alla metà degli anni 30 si avranno i movimenti più sostanziali, con l’ingresso tra le grandi potenze economiche mondiali della Russia e dell’Indonesia. La cavalcata più sostanziosa sarà sicuramente quella dell’India che, dopo aver superato la Francia nel 2022 e la Germania nel 2023, è pronta ad issarsi sul terzo gradino del podio.
Il nostro paese da parte sua manterrà l’ottava posizione in classifica nel 2022, ma nei prossimi 15 anni la sua situazione economica andrà peggiorando secondo le stime, fino a raggiungere il tredicesimo posto entro il 2036. Questo perché l’Italia, dato il suo bilancio preoccupante (stock di debito passato dal 135% del Pil nel 2019 al 155% nel 2021), rimane vulnerabile ad un possibile aumento degli oneri finanziari.
Tornando al PIL mondiale, il traguardo raggiunto mostra senza dubbio numeri positivi per quanto riguarda la quantità (PIL) dell’economia, Tuttavia i nuovi equilibri nelle potenze mondiali a livello economico potrebbero deteriorare la qualità di questa ricchezza.
Partiamo innanzitutto dalla definizione di free economy sviluppata dalla Heritage Foundation (curatrice dell’Index of Economic Freedom).
Il termine “free economy” riguarda un’economia nella quale la presenza governativa, il mercato e la legislazione consentono ad un individuo di lavorare, consumare ed investire liberamente.
Partendo da questo concetto, è stato stimato da Bloomberg Economics che, nel 2050, solo il 26% del PIL mondiale sarà realizzato da economie “libere”. Si tratta di un dato molto allarmante, specie se pensiamo che nel 1990 la quota di PIL che avevano le free economies era del 66%.
Certamente conta molto la possente ascesa della Cina, ma i trend futuri indicati dal CEBR non lasciano indifferenti: i due paesi che avranno importanza maggiore, in termini di PIL, sono l’India e la Russia, rispettivamente al 121° e al 92° posto nella classifica dell’Heritage Foundation.
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