Zoom Video Communications Inc. è una delle ultime società ad essersi unita recentemente al gruppo delle startup della Silicon Valley approdate in borsa nel 2019.

La società, come riportato dal Wall Street Journal, già nel 2017 si era distinta per aver raggiunto una capitalizzazione privata di $1 miliardo, entrando ufficialmente nel regno degli unicorni digitali. Zoom ha fatto parlare di sé negli anni per le sue innovazioni scalabili e artefici di “entusiasmo virale”, con focus su organizzazione di meeting online e in generale per la collaborazione a distanza: un’unica piattaforma per cloud video conferencing, online meetings, group messaging e software di video conference room. Secondo le stime diffuse proprio dalla nuova public company, il mercato delle videoconferenze è in rapida espansione e potrebbe toccare i $43 miliardi già nel 2022.

Dal 2011 ad oggi ci sono stati ben 5 round di finanziamenti, che hanno identificato Sequoia Capital come investitore principale e hanno permesso alla società di raccogliere $145,5 milioni. Gli ultimi dati diffusi evidenziano una solidità aziendale (raggiungimento del break even) difficilmente riscontrabile nelle altre IPOs di aziende tech, con stime per l’anno in corso utili per $7,5 milioni e ricavi superiori ai $330 milioni rispetto ai $151,5 milioni riportati per l’anno 2018.

Al contrario, gran parte delle Tech Companies attualmente quotate in borsa (Lyft, Blue Apron e Dropbox) non riescono a garantire livelli di profittabilità futura, come riportato nero su bianco nella documentazione ufficiale della Securities Exchange Commission in vista della IPO.

 

Il debutto a Wall Street (più precisamente al Nasdaq) con il ticker di riferimento”ZM” c’è stato lo scorso giovedì 18 Aprile, con esiti alquanto interessanti. Nel primo giorno di quotazione l’azione ha beneficiato della fiducia degli investitori ed ha registrato un apprezzamento del 75% rispetto al valore iniziale, per poi chiudere con un +72% rispetto al prezzo IPO di $36, nonché a $62 per azione.

 

Ad aver beneficiato della quotazione non vi sarebbe soltanto la diretta interessata, ma anche una piccola azienda cinese di comunicazione wireless che avrebbe involontariamente creato confusione negli investitori causa analoga denominazione:Zoom Technologies.

A trarre in inganno gli investitori dunque proprio il termine “zoom”, sinonimo di attenta analisi e non di scelta affrettata! Nonostante il differente ticker assegnato  – (ZOOM), nel giro di 2 ore dall’avvio del trading le azioni si sono apprezzate dell’80%, con volumi di scambio quadruplicati rispetto all’attività media giornaliera.

 

Solo in un secondo momento vi è stata una parziale presa di coscienza dell’errore, considerando la chiusura del titolo a +10,2% per una società che, secondo il profilo Yahoo, “non presenta operazioni significative” e che si è delistata volontariamente dal Nasdaq nel Settembre del 2014 proprio a causa dell’assenza dei requisiti fondamentali previsti per continuare la permanenza in borsa.

Zoom Technologies ha un valore di mercato di appena $14 milioni e ha inaugurato l’anno 2019 con una quotazione su mercati over the counter di 1 cent di $ per azione. Il picco di $5,5 toccato lo scorso giovedì si traduce in una performance da inizio anno del +47.000% e del +60.000% dal minimo dello scorso 20 Marzo di $0,01. Classico esempio di titolo dal valore di pochi centesimi di dollari e soggetto a picchi di volatilità estremi.

Un errore che potrebbe costare caro a chi si è lasciato scappare un’occasione che capita poche volte nella vita ed è finito per acquistare quote di un’azienda dal business non ancora ben definito e sicuramente non così profittevole come la sua omonima!

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