Nel mercato M&A ci troviamo di fronte ad una vera rivoluzione: i paradigmi Pre-Covid sono stati ridefiniti. Un elemento che è diventato discriminante, quindi da monitorare, è l’incertezza.

Le operazioni di merger e acquisition, principalmente, sono mosse dall’opportunità di creare sinergie, ovvero generare valore, ricchezza. Concretamente, questo si ha quando la somma della società acquirente (bidder) più l’acquisita (target) è maggiore della somma dei valori che l’acquirente e l’acquisita hanno come imprese individuali. Gli esperti, più che mai, evidenziano quanto sia diventato importante valutare la potenziale  target, più adatto a creare sinergie. Non solo, in questo caso, è necessario fare un assessment utilizzando modelli analitici, matematici, incrociando l’analisi dei mercati serviti e le competenze della target. Infatti, negli ultimi anni, le acquisizioni sono state mosse dalla possibilità di acquisire competenze, piuttosto che asset fisici, in modo da ridurre il gap con competitors e rivali.

Il periodo pandemico – che ha colpito maggiormente i settori di turismo, automotive, trasporto aereo, noleggi e fashion – certamente ha imposto la necessità di presidiare con anticipo quella ventata di incertezza che ci accompagna da marzo 2020. Tuttavia, bisogna segnalare come questa situazione non ha fermato i settori resilienti di financial services e delle telecomunicazioni (media e tech), che hanno realizzato operazioni per un controvalore ampiamente superiore a 10 miliardi per entrambi i comparti.

Il mercato M&A lo scorso anno ha subito una pesante flessione rispetto al 2019, segnando un -30% di controvalore e -20% sul numero di deal. Sono state realizzate, infatti, per un valore di 36 mld, 873 operazioni, tra domestiche e cross-border. La pandemia ha impattato profondamente su quest’ultime operazioni; nello specifico, si sono realizzate operazioni dall’estero verso l’Italia per 5,5 mld, realizzando il 70% in meno in termini di controvalore rispetto all’anno precedente. Invece, i deal che coinvolgono target e buyer italiani rappresentano i 2/3 delle operazioni registrate nell’anno. Tra i principali players ricordiamo Inwit, con l’operazione di consolidamento settoriale nel comparto delle telecomunicazioni su Vodafone Towers; Intesa Sanpaolo, che lo scorso anno è diventata la più grande banca italiana per patrimonio acquistando la rivale nazionale UBI; l’ingresso di Generali in Cattolica; ancora, nel contesto dei sistemi di pagamento digitali, Intesa Sanpaolo e l’accordo strategico con Nexi.

Le previsioni del mercato M&A per il 2021 sono positive, pertanto, ci si aspetta un ritorno ai livelli record del 2018, in termini di controvalore e numero di operazioni. Tuttavia, si prospettano, per la prima parte dell’anno, operazioni per la gran parte volte al consolidamento interno. A gennaio ha aperto le danze la fusione FCA e PSA – che ha dato vita a Stellantis – diventando il quarto gruppo automotive al mondo in termini di volumi. Si attende la fusione tra Nexi-Sia e Nets, il primo passo verso la creazione di un gruppo fintech solido.  Nel settore delle infrastrutture seguiranno gli sviluppi della possibile acquisizione di Autostrade per l’Italia da parte di un consorzio tra Cassa Depositi e Prestiti e i fondi Blackstone e Macquarie. Per il comparto bancario si potrebbe concludere l’Opa di Crédit Agricole su Creval e le possibili nozze tra Banco BPM e Bper. Non mancheranno acquisizioni nel comparto Consumer Markets, che attende la finalizzazione dell’operazione Moncler su Stone Island (Sportswear Company). Il ruolo dei frequent buyers (i.e. acquirenti seriali), ovvero coloro che sono costantemente alla ricerca di target da acquisire, con l’obiettivo di una crescita dimensionale, è atteso mantenersi stabile. In ultimo, la contrazione avvenuta lo scorso anno ha portato gli operatori a rivedere le proprie strategie: i player di dimensione inferiore, anche in seguito alla pandemia e alla possibilità di far parte di un grande gruppo, potrebbero accelerare i processi di consolidamento in atto in determinati settori.

È evidente che un’ampia ripresa del mercato M&A sarà possibile nei limiti di una stabilità economica da ricercare durante quest’anno. Sebbene il PIL lo scorso anno sia calato del 9,2%, il FMI stima un’espansione pari al 3% per quest’anno, per tornare a crescere del 3,6% nel 2022. Sul versante europeo, una politica monetaria atta ad evitare spinte inflazionistiche e una politica di bilancio espansiva, potranno influire positivamente sulla ripresa economica.

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