Da quando l’epidemia di Covid-19 ha cambiato le nostre vite, il principale obiettivo della comunità scientifica è stato quello di scoprire e sviluppare un numero sempre maggiore di vaccini per accelerare l’immunizzazione di massa. Un percorso celere in tutti i sensi; dallo scorso 25 dicembre quando le prime dosi del vaccino Pfizer-Biontech, a bordo di un furgone proveniente dal Belgio, hanno varcato il confine italiano all’individuazione del 27 dicembre, da parte del Consiglio Direttivo, come data comune di avvio delle vaccinazioni in tutta Europa.
Il 28 dicembre, di conseguenza, le principali borse erano euforiche. Il FTSE MIB registrò un positivo pari a 0,71% rispetto al dato precedente e con una discesa dello spread BTP-Bund del 3,4%; raggiungendo i 107 punti base. A spiccare nel FTSE MIB, è stato principalmente l’incremento positivo del 2,54% di Pirelli e Leonardo (+0,71%). Altri titoli europei hanno registrato delle crescite, DAX (+1,56%) e CAC40 (+1,21%) ne sono un esempio. Nel frattempo, il cambio euro dollaro quotava ad 1,2240. A guidare le borse del vecchio continente, principalmente, è stato il comparto farmaceutico con i titoli: Novartis (+2,3%), Bayer (+2,2%), Sanofi (+1,3%) e Roche (+1,2%).
Le ragioni di questa esclation in borsa sono da ricercare oltre all’avvio della campagna vaccinale, anche nell’approvazione del piano di aiuti americani da parte dell’ex presidente Donald Trump e nel raggiungimento del “Deal” per regolare la Brexit.
Un trimestre più tardi, mese di marzo del 2021, sono stati, infatti, dodici i vaccini autorizzati da almeno un’autorità nazionale di regolamentazione per l’uso pubblico.
Tra i più famosi, c’è sicuramente quello prodotto dall’azienda biofarmaceutica anglo-svedese, AstraZeneca. Il 4 gennaio 2021, dopo aver superato con successo la terza fase della sperimentazione, essere stato approvato e dichiarato sicuro, è stata somministrata la prima dose.
Tuttavia, risale a pochissimi giorni fa la notizia di alcune reazioni allergiche alla prima somministrazione di AstraZeneca. Conseguentemente alla notizia, l’11 marzo la Danimarca ha sospeso in via precauzionale l’uso del vaccino, seguita a ruota da altri paesi come Norvegia, Islanda e, infine, dal nostro paese. Giovedì scorso, in risposta, le azioni in borsa di AstraZeneca hanno subito un crollo (-2,5%). Il giorno successivo, 12 marzo, le principali borse europee registrano un, seppur leggero, calo: Londra perde lo 0,28%, Parigi lo 0,23%, Francoforte lo 0,68%, Madrid lo 0,10% e Milano lo 0,3%. Lo spread tra titoli italiani e tedeschi, invece, sembra reggere il colpo, restando a circa 93 punti base.
Il 13 marzo 2021, viene comunicato ufficialmente dall’EudraVigilance (una banca dati europea che raccoglie segnalazioni di sospette reazioni indesiderate a farmaci) che in Italia, Austria, Norvegia, Irlanda del Nord e Danimarca sono stati registrati numerosi casi di controindicazioni dopo la somministrazione del vaccino inglese, che nei casi più gravi ha portato al decesso dei vaccinati.
Nonostante il clima attuale non sia dei migliori, il futuro sembra roseo. Infatti, la più grande società di investimento con sede nella “Big Apple” , BlackRock, segnala che non appena le restrizioni Covid verranno rimosse un boom economico con tassi di crescita globali ai livelli di quelli del 2005 sia molto probabile. In particolare, grazie agli stimoli fiscali in Europa e USA e alla diminuzione dei tassi di disoccupazione, la domanda dei consumatori salirà. Le aziende saranno favorite: l’aumento della domanda generale, infatti, farà accelerare la produzione e, laddove l’offerta sia limitata i prezzi aumenteranno.
I settori favoriti, in questo senso, saranno quello delle materie prime, chimico e quello dei semiconduttori.
Anche il settore del lusso, quello alberghiero e quello della ristorazione, secondo gli analisti, beneficeranno di un cospicuo aumento degli utili. Infine, è prevista una crescita anche per gli investimenti green.
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