Prima di addentrarci sul tema del consumo è bene sapere cosa sia il Pil e da cosa esso è composto.

Il PIL (Prodotto Interno Lordo) misura il valore aggregato dei prodotti e servizi realizzati all’interno di uno Stato sovrano in un determinato arco di tempo,col fine di essere consumati. In altre parole, Il PIL può essere anche definito come il valore della ricchezza o del benessere di un Paese.

Il modo più diffuso per calcolarlo è il metodo della spesa.

Da qui si avrà la seguente formula per il calcolo del PIL:

Y(PIL)=C+I+G+(X-M)

 Nella formula:

  • C sta per consumi;
  • I sta per investimenti privati;
  • G sta per la spesa pubblica dello Stato;
  • X sta per totale delle esportazioni;
  • M sta per totale delle importazioni

Spesso, purtroppo, quando si studia tale formula, si omette erroneamente di comprendere l’importanza di detta variabile C, il consumo.

Il consumo infatti è la principale delle attività economiche; nel linguaggio comune, consumare è spesso inteso con una accezione negativa, come sinonimo di “spreco”. In economia, invece, non solo il consumo non va inteso in termini negativi, ma anzi occorre riconoscergli il ruolo di “ motore dell’economia”. Senza il consumo, cioè senza l’utilizzo di beni e servizi per soddisfare i bisogni, non ci sarebbe economia. Infatti tutte le attività economiche ( produzione, risparmio, investimento, ecc..) dipendono direttamente o indirettamente dal consumo. Non si deve mai dimenticare che, in un sistema economico corretto e sano, “si produce perché c’è consumo e non viceversa”.

Molto brevemente il consumo può essere riscritto come segue C = C0 + cY.

La costante C0 misura il consumo indipendente dal reddito, ossia la quantità di consumi che non varia al variare del reddito; La variabile c è, invece, la propensione marginale al consumo. La propensione marginale al consumo è una variabile compresa tra 0 e 1, misura la variazione della quantità di consumo al variare del reddito ( Y ).

 La crisi del 2008.

Per comprenderne meglio l’importanza della costante C0 e il legame di essa con i fatti d’attualità, si può analizzare il periodo di crisi che nel 2008 ha colpito il mondo, e in particolare gli Usa.

La recessione che ha colpito l’economia mondiale nel biennio 2008-2009  è stata eccezionale per entità, rapidità e diffusione. Secondo le stime dell’OCSE, il prodotto interno lordo dei paesi industriali è caduto del 4% nei sei mesi compresi tra l’ottobre del 2008 e il marzo del 2009; nonostante il momento quasi apocalittico, tuttavia il reddito delle persone rimase pressochè invariato.

E dunque perché mai i consumatori dovrebbero ridurre drasticamente la loro spesa per consumi se il loro reddito disponibile rimane invariato, così come accadde negli Usa nel 2008? In altri termini in quali circostanze il termine C0 potrebbe diminuire causando una riduzione del pil?

La prima di tante ragioni a cui potremmo pensare è che, anche quando il reddito disponibile rimane immutato, i consumatori potrebbero cominciare a preoccuparsi circa il futuro e iniziare a risparmiare di più. Questo è esattamente quello che è accaduto negli Stati Uniti nelle fasi iniziali della crisi, tra la fine del 2008 e i primi mesi del 2009. Il grafico successivo mostra ciò che è accaduto. Esso riporta, dal primo trimestre del 2008 all’ultimo del 2009, l’andamento di tre variabili: il reddito disponibile, la spesa totale per consumi e il consumo di beni durevoli, cioè la parte del consumo che ricade su beni come le automobili, i computer e così via.

Reddito disponibile, consumo e consumo di beni durevoli negli Stati Uniti, 2008-2009.

Due considerazioni emergono dalla figura. Per prima cosa, nonostante la crisi abbia portato a un’enorme riduzione del Pil, nel periodo in questione il reddito disponibile non si è ridotto così tanto. A dire il vero è addirittura aumentato nel primo trimestre del 2008. Il consumo, tuttavia, è rimasto immutato nel primo e nel secondo trimestre del 2008, per poi ridursi in seguito. Inoltre, il consumo si è ridotto del 3% nel 2009 rispetto al 2008, più di quanto non si sia ridotto il reddito disponibile;

In secondo luogo, durante il terzo e quarto trimestre del 2008 il consumo di beni durevoli si è ridotto drasticamente. Alla fine del quarto trimestre del 2008 era già diminuito del 10% rispetto al primo trimestre, per poi diminuire nuovamente in seguito.

Perché il consumo, e in particolare il consumo di beni durevoli, è diminuito significativamente alla fine del 2008 nonostante una variazione ridotta nel reddito disponibile?

Numerosi fattori sono da considerare, ma quello principale è la ricaduta psicologica della crisi finanziaria.  Si ricordi che il 15 settembre 2008 Lehman Brothers, un’importante banca americana, annunciò la bancarotta e che, nelle settimane seguenti, sembrò anche che molte altre banche avrebbero potuto subire la stessa sorte e che l’intero sistema finanziario sarebbe potuto collassare da un momento all’altro. Molte persone avvertirono i principali segnali di pericolo a causa di quanto leggevano nei giornali: sebbene avessero ancora i loro posti di lavoro e ricevessero i loro stipendi mensili, gli eventi circostanti venivano interpretati come l’inizio di una nuova Grande Depressione. Ci si può rendere conto di questo osservando la serie storica estratta da Google Trends e riportata nel seguente grafico, che illustra quante volte il termine «Grande Depressione» è stato cercato su internet nel periodo che va da gennaio 2008 a settembre 2009. Si noti  come il numero di ricerche si impennò nell’ottobre del 2008 e come diminuì poi lentamente nel corso del 2009, quando divenne chiaro che, sebbene si trattasse di una crisi di grandi proporzioni, i policy-maker stavano facendo tutto il necessario affinché non si ripetesse un’altra Grande Depressione.

Ricerche su Google del termine «Grande Depressione», gennaio 2008-settembre 2009.

Dunque , se  l’economia potesse presto ritrovarsi in un’altra Grande Depressione, cosa ci si può aspettare? Preoccupati dalla possibilità di diventare disoccupati o da quella di perdere parte del nostro reddito, con ogni probabilità ridurremmo i nostri consumi, prima ancora che il nostro reddito disponibile effettivamente subisca dei cambiamenti. E, a causa dell’incertezza su quello che succederà, potremmo anche decidere di posticipare gli acquisti non immediatamente urgenti, come per esempio quello di una nuova auto o di una nuova televisione. Come mostra il primo grafico,questa è stata esattamente la reazione dei consumatori americani alla fine del 2008: il consumo diminuì e, in particolare, il consumo di beni durevoli crollò. Nel 2009, quando la situazione si stabilizzò e scenari apocalittici divennero sempre meno probabili, il consumo di beni durevoli ebbe una ripresa. Ma a quel punto, tanti altri fattori stavano già alimentando la crisi.

 

 

 

 

 

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