Anzitutto prima di addentrarsi sul tema della Flat tax è importante conoscere la distinzione tra imposte proporzionali e imposte progressive.
Le prime risultano tali quando l’aliquota media* non varia al variare della base imponibile;
mentre un’imposta è progressiva quando essa aumenta all’aumentare della base imponibile.

Che cos’è la Flat tax? Cosa si intende con progressività d’imposta?

La Flat tax, conosciuta anche come “tassa piatta”, è un sistema fiscale che prevede un’unica aliquota indipendente dal reddito, come alternativa ad un sistema di aliquote progressive.
Da ciò si potrebbe pensare che la Flat tax sia un tipo di imposta proporzionale, andando dunque contro il concetto di progressività, su cui si basa la nostra Costituzione e su cui la maggior parte dei Paesi europei fonda il proprio sistema di tassazione. Infatti l’articolo 53 della Costituzione enuncia quanto segue: “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della capacità contributiva. Il sistema tributario è dunque informato a criteri di progressività”. In parole semplici chi guadagna di più, pagherà più tasse. Inoltre, se si volesse fare una comparazione del livello di crescita dell’aliquota marginale (al netto quindi di detrazioni e deduzioni) dell’Italia con quella di altri Paesi europei, si può notare che non è poi così diverso da quello dei paesi come Germania e Spagna, come mostrato dalla figura sottostante.

 

 

La Flat tax è da considerarsi dunque anticostituzionale?

In realtà la Flat tax non è incompatibile con il concetto di progressività e quindi non va contro la Costituzione se vengono adottate delle “peculiarità” per renderla progressiva; ad esempio una no-tax area (al di sotto degli 8000€) che permette ai redditi più bassi di non vedersi applicare nessuna aliquota e un sistema di detrazioni fiscali.
La flat tax rischia però di essere iniqua per i redditi più bassi; infatti l’aliquota media per i redditi inferiori a 28 000€, tenuto conto delle deduzioni e delle detrazioni, è già minore del 15%. Di conseguenza è come se ci fosse una forte progressività per le fasce minori di reddito mentre quelle maggiori vedono applicarsi un regime quasi proporzionale con un grande sconto di imposta.

A chi non conviene la Flat tax? A chi invece risulta una valida alternativa al sistema ordinario?
L’aliquota media effettiva* per redditi inferiori a 15000€ risulta essere pari a 5,2%, invece quella dei redditi compresi tra 15000€ e 28000€ risulta circa del 14% e dunque pur sempre inferiore al 15% prevista dalla Flat tax. Pertanto alle fasce di reddito inferiori a 28000€ risulta più conveniente il sistema ordinario con le eventuali deduzioni e detrazioni.

L’applicazione della flat tax al 15% conviene dai 28mila ai 55mila euro, redditi che con il sistema attuale pagano un’aliquota media effettiva del 21,4%. Tuttavia, è possibile che in presenza di detrazioni elevate la tassa piatta non convenga anche per queste fasce di reddito, privilegiando dunque il sistema attuale.

Fra i 55mila e i 75mila euro, attualmente i contribuenti pagano un’aliquota media effettiva del 27,5%, che cresce a 33% per i redditi superiori ai 75mila euro.

La Flat tax in Italia
La Flat tax venne introdotta per la prima volta da Silvio Berlusconi nel 1994, il quale propose un’aliquota piatta al 33%. Tale idea non venne mai concretizzata. L’ultimo gruppo politico ad averla proposta è invece la Lega, che ha suggerito un’aliquota unica al 15%. È tuttavia recente l’ipotesi che l’aliquota si sdoppierà con due diverse aliquote (15% e 20%) in funzione del reddito.

Quali potrebbero essere gli svantaggi e i vantaggi?
Tra gli svantaggi, come già enunciato precedentemente, vi sono la possibilità di avvantaggiare le fasce di reddito più elevate andando contro la costituzione; mentre coloro che sono favorevoli a questa riforma fiscale riconoscono vantaggi, quali ridurre la pressione fiscale sia per famiglie che per imprese e
contrastare l’evasione fiscale; infatti pagando meno, si ha in teoria un minor incentivo ad evadere il fisco( anche se questo è un risultato del tutto discutibile dal punto divista empirico; infatti secondo il teorema di Allingham e Sandmo una riduzione di imposta potrebbe anzi aumentare l’evasione) portando di conseguenza a una maggiore crescita dovuta ad uno stimolo dei consumi. Inoltre, aiuterebbe sicuramente a semplificare il fisco italiano.

*Aliquota media: quanto dovuto in media dal contribuente per ogni unità di base imponibile.

*L’ aliquota effettiva è un indicatore migliore dell’onere che grava sul contribuente, in tutte le situazioni in cui il reddito imponibile è significativamente più basso del reddito complessivo, ad esempio perché ci sono deduzioni o altre agevolazioni.

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