Il 10 settembre la BCE ha annunciato, con la consueta conferenza stampa, che intende proseguire gli acquisti sul mercato dei titoli tramite programma PEPP e APP finché “sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”.

In questi ultimi mesi, soprattutto a causa del dilagare del COVID-19, la Banca Centrale ha adottato strategie di politica monetaria non convenzionali per far fronte all’eccezionalità dei tempi che l’economia europea  sta attraversando. Ma quali sono gli obiettivi di un programma di acquisto titoli di larga scala come Pandemic Emergency Purchase Program e Quantitative Easing? E come questi possono giovare al contesto macroeconomico in tempi di pandemia?

Prima di tutto è bene chiarire che la BCE ha come  scopo quello delineato dall’articolo 127 del TFUE. L’obiettivo principe del Sistema Europeo delle banche centrali (SEBC) è quello di mantenere la stabilità dei prezzi, dove questa si riferisce ad un aumento dell’Indice dei prezzi al consumo (IAPC) nella zona europea prossimo al 2% nel medio periodo. Solitamente la BCE riesce a raggiungere questo target attraverso le cosiddette manovre di politica monetaria convenzionale, ossia  tramite operazioni sui tassi di interessi. In un contesto, tuttavia, dove questi ultimi sono prossimi allo zero (a partire dal 2008) la BCE ha dovuto provvedere ad ancorare le aspettative di inflazione a politiche monetarie non standard di cui l’Asset Purchase Program, anche chiamato Quantitative Easing, costituisce la parte più consistente.

Con APP si intende l’acquisto di titoli europei su larga scala. La manovra si sostanzia nel ritirare dal mercato  grandi quantità di assets finanziari da parte delle banche centrali che portano ad un aumento della domanda aggregata di moneta, il che conduce ad un innalzamento dei prezzi degli stessi titoli, stimolando la spesa totale attraverso bassi tassi di prestito incrementando, infine, la ricchezza. Uno strumento di questo genere opera, a livello macroeconomico, attraverso diversi canali di trasmissione: il primo è il policy signalling: si  tratta delle informazioni che gli agenti sul mercato ricevono sui possibili sviluppi futuri della politica monetaria tramite l’osservazione di acquisiti di titoli sul mercato. Accanto a questo si ha poi un portfolio rebalance che si sostanzia nell’acquisto di assets con cui  gli investitori possono ri-bilanciare il loro portafoglio tramite l’acquisto di altri titoli ritenuti migliori sostituti, riducendo così lo spread dei tassi di interesse a lungo termine rispetto ai tassi a pronti e il rendimento delle attività rischiose contro quello delle non rischiose. Accanto ai primi due troviamo infine il confidence effect, secondo il quale il QE comporterebbe un incremento della fiducia generato dall’aumento del prezzo dei titoli e il banking lending effect, con il quale grazie alla presenza di un’alta quantità di titoli liquidi nei  bilanci bancari vengono incoraggiate le concessioni di prestito. Quest’ultimo effetto risulta essere il più importante in ambito di crisi finanziaria poiché le condizioni di credito sono astringenti. Sommati insieme questi quattro canali dovrebbero condurre le aspettative di inflazione all’obiettivo finale del 2%.

Ma qual è stato l’impatto reale del QE in questi anni? In un outlook economico come quello che ha caratterizzato l’Europa dal crollo di Lehman Brothers, dove il rimando dei consumi per via della corsa ai risparmi da parte delle famiglie causò uno shock negativo di domanda, il programma QE è riuscito a mitigare gli effetti dovuti alla spirale deflazionistica e alla riduzione dei prezzi evitando una caduta dell’output totale pari al 7%.[1] Non a caso infatti, tramite l’APP è possibile la rivalutazione delle attività bancarie in modo tale da allentare i vincoli di leverage, riallocando i portafogli verso altre attività, tra cui il prestito. Con un’espansione del credito, quindi, si assiste ad una ripresa economica e ad una riduzione della pressione deflazionistica.

Un ulteriore importante contributo alla ripresa della zona euro è stato dato dall’Asset Backed Securities e Covered Bond, rispettivamente ASPP e CBPP3, che hanno portato ad una crescita complessiva del PIL dell’Eurozona pari a 1.9% tra il 2016 e 2018, con la variazione più notevole tra il 2016 e 2017[2]. A fronte di ciò, nel  2018 il Consiglio Direttivo della BCE segnalò l’intenzione di terminare il programma di acquisto di titoli su larga scala alla fine dell’anno, attuando la decisione nel dicembre dello stesso anno in vista dei considerabili risultati nell’aggiustamento sulle aspettative di inflazione, dato che queste raggiunsero il 2,2% per via dello sciamare del contesto deflativo generale. [3]

E adesso con l’emergenza epidemiologica, perché ampliare il  programma di acquisto titoli?

Il dilagare dell’emergenza Coronavirus e le conseguenti restrizioni imposte ai diversi settori economici, hanno causato una contrazione del PIL europeo pari al 4,8% nel primo trimestre del 2020 associata ad un ribasso del tasso di inflazione pari all’1,2% nel febbraio 2020[4].

Per far fronte a questo nuovo scenario la BCE, oltre alla ripresa dell’acquisto di titoli per un controvalore di 20 miliardi con cadenza mensile, ha ritenuto opportuno iniettare nel mercato finanziario più liquidità per fare fronte alle innumerevoli frizioni già presenti, lanciando il programma PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program). Questo nuovo “bazooka” non è molto dissimile dal suo predecessore, i titoli oggetto di acquisto devono rispettare sempre le stesse condizioni sotto l’APP, tuttavia è da ravvisarsi la notevole quantità di titoli oggetto di acquisto, pari a 1,350 miliardi di euro, che aiuterà a rimettere l’economia in carreggiata dopo la caduta dell’11,8% del PIL  nel secondo trimestre 2020[5].

 


[1] “The ECB’s asset purchase programme: an early assessment”, Andrade, Breckenfelder, De fiore, Karadi, Tristani

[2] “Taking stock of Eurosystem’s asset purchase programme after the end of net asset purchases”, economic bulletin 2019

[3] EBC staff macroeconomic projections for the euro area, marzo 2020

[4] Economic Bullettin, Maggio 2020

[5] Economic Bulettin, Settembre 2020

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