Con il nuovo DCPM restrittivo firmato dal premier Conte è stata decisa la chiusura di ristoranti, gelaterie e bar alle ore 18; è stato imposto lo stop per teatri, cinema, sale scommesse, piscine e spa ed è stato confermato il divieto di feste private. Queste sono solo alcune delle misure restrittive che sono andate in vigore lunedì 26 ottobre e resteranno efficaci fino al 24 novembre. Ovviamente questo porterà a notevoli ripercussioni economiche sui settori interessati, basti pensare che la spesa degli italiani per pranzi, cene e aperitivi fuori casa, prima dell’emergenza sanitaria era pari al 35 per cento del totale delle spese alimentari.

Inoltre, secondo una stima della Coldiretti la chiusura alle 18 e il diffondersi dello smart working che taglia le pause pranzo, hanno portato ad un effetto negativo a cascata sull’agroalimentare nazionale, con perdite di oltre un miliardo di euro per le mancate vendite in un solo mese di contenimento.

A farne le spese sono circa 70 mila industrie alimentari e 740 mila aziende agricole che forniscono circa 3,8 milioni di posti di lavoro, così come la ristorazione, che rappresenta il principale canale di vendita in termini di fatturato per alcuni settori come quello ittico e quello vitivinicolo e che vede coinvolte 330 mila attività tra bar, mense e ristoranti.

L’obiettivo del premier Conte resta quello di tornare a respirare a dicembre, portando la curva non a zero, ma almeno sotto controllo.
Quest’ultimo DCPM, per Conte è stato anche il più difficile. Se pensiamo alla rivolta di Napoli, seguita da quella di Roma pochi giorni dopo, è facile intuire che rispetto alla prima ondata, il clima e l’umore sonocambiati: ci troviamo di fronte ad un paese dove la stanchezza, la delusione, l’ansia, la rabbia e la sofferenza la fanno da padroni.

Il governo, fiducioso di un vaccino che potrebbe arrivare già verso la fine di quest’anno e del rispetto da parte dei cittadini delle misure di contenimento, ha intenzione di varare un massiccio piano socioeconomico.

La prima promessa fatta dal governo è quella di un bonifico diretto nei conti correnti di coloro che subiranno il danno, da parte delle Agenzie delle Entrate, già nel mese di novembre.

La seconda promessa del governo è quello di coinvolgere e motivare sempre di più i medici di base, anche con un contratto rinnovato, nel contrasto all’epidemia.

Verrà inoltre implementata per gli stagionali del turismo e dello spettacolo una mensilità aggiuntiva del reddito di emergenza una tantum e altre misure a favore della filiera agroalimentare, a cui si sommano alcuni provvedimenti anche per quanto riguarda gli affitti commerciali, in particolare verrà cancellata la seconda rata dell’Imu.

Nonostante le rassicurazioni e le promesse del premier, sul mercato la reazione è stata molto diversa. In particolare, nella giornata dello scorso lunedì, l’indice FTSE MIB ha reagito negativamente chiudendo a -1,76%. Nello specifico, secondo Borsa Italiana i titoli più sofferenti sono stati: Moncler (-5,24%), Nexi (-4,12%), Pirelli & C (-4,06%), Buzzi Unicem (-4,02%), Prysmian (-3,33%) ed Eni (-3,09%). Gli unici titoli, dell’indice FTSE MIBm che hanno avuto una chiusura positiva sono stati: Inwit (+0,82%), Fiat Chrysler Automobiles (+0,72%) e Diasorin (+0,53%).

Queste reazioni positive possono essere spiegate anche in base alla tipologia di industria.
Ad esempio, Diasorin è una casa farmaceutica ed Inwit è invece un’azienda che opera nel settore delle telecomunicazioni. Entrambi settori, per ovvi motivi, stanno cavalcando l’onda della pandemia fatturando di più.
Invece FCA, essendo una multinazionale presente in più mercati, risente solo parzialmente dei problemi domestici del mercato italiano.

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