Non ne conosciamo i nomi, eppure ognuno di noi le maneggia ogni giorno. Alla base delle tecnologie di uso quotidiano e industriale – dagli smartphone ai tablet fino ad arrivare ai grandi processi per la raffinazione del petrolio, dalle tecnologie “green” ai più sofisticati sistemi di difesa – vi sono le cosiddette “terre rare” (Rare Earth Elements, REE). Si tratta di 17 metalli presenti nella tavola periodica degli elementi, sempre più determinanti e indispensabili per lo sviluppo economico internazionale, il cui approvvigionamento tuttavia richiede tecnologie all’avanguardia, con costi di estrazione e produzione molto alti, comportanti elevati rischi ambientali.

«Sono risorse altamente strategiche ma non sono rinnovabili», ha ricordato recentemente il ministero dell’Industria e dell’Information technology del maggior produttore al mondo: la Cina. Questa, secondo l’ultimo Mineral Commodity Summaries, ha il controllo di quasi il 70% della produzione globale di terre rare e il 36.6% delle riserve mondiali. Uno dei principali motivi per cui le dinamiche interne al gigante asiatico hanno assunto un valore significativo nel contesto di riferimento – con ricadute non solo a livello economico ma soprattutto a livello geopolitico – determinando tensioni diplomatiche e commerciali tra Pechino e i principali attori del segmento minerario, in primis Giappone, Stati Uniti e Unione Europea.

La disputa ancora in atto in Groenlandia è solo il caso più recente di una serie di “battaglie” per accaparrarsi alcuni fra i maggiori giacimenti di terre rare. Nell’isola più grande del mondo, le aree che sono state sommerse dal ghiaccio per migliaia di anni sono ormai esposte per effetto del riscaldamento globale, rendendo più agevole e meno costoso il processo di estrazione. Lo scorso 6 aprile tuttavia il partito ambientalista degli Inuit ha vinto le elezioni, rallentando di fatto i piani delle compagnie minerarie interessate.

Ma quali sono i principali rischi per l’ambiente? Gli elementi delle terre rare, che devono il loro appellativo non a una reale scarsità di diffusione bensì di concentrazione, non sono presenti puri in natura, ma legati a circa 200 tipi di minerali. Proprio a causa delle loro bassissime concentrazioni in queste rocce, le attività di separazione sono complesse e i costi di estrazione particolarmente alti. Da qui la necessità di processi di raffinazione molto complessi che richiedono, per isolare i singoli elementi, l’utilizzo di potenti solventi come acido cloridrico o l’acido nitrico; processi che presentano un drammatico impatto ambientale, con il conseguente inquinamento di suoli e falde acquifere. Ad aggravare la situazione vi sono poi gli elementi localizzati in depositi ricchi di uranio, il che potrebbe portare alla dispersione della polvere del materiale radioattivo.

La loro centralità nel processo di transizione energetica verso un’economia low-carbon si contrappone, inoltre, alla mancanza di infrastrutture adeguate per la raccolta e il recupero. È per questo che, secondo le stime della Rare Earth Industry Association, il tasso di riciclo delle terre rare è ancora oggi minore dell’1% .

Quali prospettive per il futuro delle terre rare? Quello delle REE è un mercato in continua evoluzione. Se il commercio dei metalli convenzionali avviene in piazze borsistiche riconosciute, non esistono mercati ufficiali per gli elementi delle terre rare. Sta quindi alle singole aziende accordarsi direttamente con i raffinatori e ciò lo rende un mercato totalmente libero, soggetto a possibili ed enormi fluttuazioni. Sebbene domanda e approvvigionamento totale siano attualmente equivalenti, l’offerta di singoli elementi sarà presto insufficiente; ciò potrebbe tradursi in una forte instabilità dei prezzi per molti settori dell’economia. Con l’evoluzione tecnologica e la crescente domanda globale di applicazioni high-tech, le terre rare sono destinate ad assumere un ruolo sempre più strategico sia per i paesi sviluppati sia per i paesi emergenti. Data la crescente dipendenza da questi elementi, gli squilibri caratterizzanti il loro mercato dovranno essere affrontati di concerto, con un approccio d’insieme, stabilendo principi e regole comuni nell’interesse di tutti gli attori.

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