Tra i temi caldi del nuovo decennio c’è indubbiamente quello della sostenibilità: i cambiamenti climatici e ambientali, che stanno caratterizzando la nostra epoca, pongono la sostenibilità al centro dell’interesse del pubblico e dei privati.
Il punto di incontro tra mondo finanziario e tendenze “green” è rappresentato dalla finanza sostenibile, fin dal 2015 materia di interesse per normative ed enti finanziari.
La finanza sostenibile – o responsabile – è parte del macro-gruppo di attività della finanza etica, e si pone come obiettivo l’utilizzo moderato e razionale delle risorse disponibili, per garantirne il mantenimento nel lungo termine. In particolare, la finanza sostenibile è indirizzata al coordinamento degli enti finanziari verso i principi ESG (i.e., environmental, social and governance): in questo modo, lo sviluppo finanziario sarebbe attuabile seguendo una linea d’azione sostenibile e socialmente responsabile.
Dal punto di vista pratico, i criteri ESG stanno crescentemente portando alla ricerca di investimenti responsabili (IR o SRI, i.e., Sustainable and Responsible Investment): tali investimenti hanno lo scopo di creare valore nel medio e nel lungo periodo, conducendo le normali attività finanziarie secondo criteri analitici socio-ambientali.
Una particolare categoria di investimenti sostenibili è rappresentata dalle obbligazioni sostenibili (note anche come obbligazioni verdi o green bond), sempre più diffuse a livello nazionale, europeo ed internazionale. Nel dettaglio, le obbligazioni sostenibili sono strumenti finanziari ad impatto ambientale, che garantiscono il finanziamento di progetti di sostenibilità e responsabilità sociale. Si prevede che le emissioni delle obbligazioni verdi raggiungeranno i 300 miliardi di dollari entro la fine dell’anno (Moody’s Investors Service).
Per ciò che concerne la normativa, è possibile individuare, a livello europeo, tre momenti cardine per i provvedimenti legati all’argomento: l’Accordo di Parigi del 2015, il Piano d’Azione per la Finanza Sostenibile del 2018, e il Regolamento UE 2020/852.
L’Accordo di Parigi potrebbe essere definito come il preludio di una serie di provvedimenti europei ed internazionali in tema di sostenibilità. Il testo, siglato dai 195 Stati membri della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), prevede una serie di azioni con l’obiettivo congiunto di mantenere l’innalzamento della temperatura media globale sotto i 2 °C. L’articolo 9 dell’Accordo è specificamente dedicato al mondo finanziario, e sancisce che tutti i flussi finanziari dovrebbero adeguarsi alle necessità ambientali. In particolare, ai sensi di tale articolo i paesi sviluppati devono fungere da punto di riferimento per la mobilitazione dei flussi finanziari per il clima e l’ambiente, mettendo a disposizione delle altre parti le proprie risorse finanziarie: in questo modo, la mitigazione e l’adattamento alla sostenibilità diventerebbero più facilmente raggiungibili.
Proseguendo, il Piano d’Azione per la Finanza Sostenibile del 2018 è stato promulgato dalla Commissione Europea al fine di guidare il mercato dei capitali verso una direzione il più possibile verde. Questo provvedimento è un chiaro indicatore della strategia che la Commissione Europea sta mettendo in atto nel settore.
Il Piano propone, nel dettaglio, diverse azioni da adottare nell’intero sistema finanziario europeo: le principali sono la creazione di una tassonomia unificata a livello europeo, la definizione di obblighi per gli investitori istituzionali, e l’ampiamento della trasparenza all’interno delle comunicazioni sociali.
In aggiunta a questi punti chiave, il provvedimento prevede l’integrazione della sostenibilità nei requisiti prudenziali degli istituti di credito e nelle valutazioni di rating, la creazione di marchi UE precisamente dedicati a prodotti finanziari verdi, e la valorizzazione dei fattori di sostenibilità all’interno dei processi gestionali e decisionali degli investitori istituzionali.
Infine, il Regolamento UE 2020/852 del Parlamento Europeo e del Consiglio riguarda il perseguimento degli investimenti sostenibili, con il fine primario di creare un mercato interno in grado di operare sostenibilmente in toto. A tal proposito, sei obiettivi ambientali vengono ufficialmente sanciti: mitigare i cambiamenti climatici, adattarsi a tali cambiamenti, utilizzare responsabilmente le risorse naturali, indirizzarsi verso un’economia circolare, prevenire e ridurre l’inquinamento, e proteggere la biodiversità. In particolare, il Regolamento evidenzia come, per orientare gli investimenti privati verso la sostenibilità, sia necessario predisporre dei prodotti finanziari con obiettivi ecosostenibili.
Per la prima volta nella storia, ci troviamo di fronte ad un provvedimento volto ad armonizzare e uniformare le definizioni di sostenibilità e i relativi progetti da attuarsi.
A dimostrare l’efficacia dei provvedimenti presi dall’Unione Europea per la finanza sostenibile sono i dati: infatti, dal 2015 al 2020 le attività dei fondi di investimento ESG sono aumentate di più del 170%, con flussi di risparmio di oltre 150 miliardi di euro solo nel 2020 (BCE). Ad oggi, l’Europa rappresenta più dell’80% del patrimonio globale dei fondi sostenibili, detenendo il 79% dei flussi netti globali; di contro, gli Stati Uniti rappresentano solo il 10% del patrimonio globale di fondi ESG, coprendo il 9% dell’offerta globale (Morningstar Research).
Per citare il Regolamento UE 2020/852, “Data la natura sistemica delle sfide ambientali a livello mondiale, è necessario adottare un approccio sistemico e lungimirante all’ecosostenibilità che affronti le crescenti tendenze negative”. Pertanto, è ormai evidente che un approccio armonizzato a livello regionale e, auspicabilmente, internazionale, sia la chiave per il successo dei principi ESG, e per il mondo della sostenibilità in generale.
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